L’innovazione tecnologica ha sempre giocato un ruolo importante nell’industria della gioielleria e in quella del diamante. Basta pensare ai cambiamenti degli ultimi anni nella progettazione a CAD di gioielli e all’uso di Internet e dei social media come strumenti di promozione al posto della pubblicità convenzionale, cosi come intesa fino a qualche anno fa. Riviste, manifesti, cataloghi…
L’industria del diamante realizza avanzamenti continui nel taglio. Oggi si utilizza il laser per ottimizzare la resa dei grezzi, per praticare microfori e raggiungere così le inclusioni. Queste, assieme alle altre caratteristiche del materiale poi possono essere mappate per ottenere nel taglio il miglior compromesso tra peso, purezza e colore. Ancora tramite laser i grandi enti certificatori (IGI, GIA, HRD etc.) marcano le pietre analizzate e ne consentono la tracciabilità.
Allo stesso modo procedono le tecniche di trattamento migliorativo. E si perfezionano i processi industriali di sintesi di cristalli sintetici in laboratorio. La gemmologia poi risponde per investigare in modo approfondito tutte i trattamenti e tutte le nuove sintesi. Nell’ultimo scorcio di tempo i passi più notevoli in avanti li ha compiuti la spettrofotometria, un’indagine che ci consente di misurare gli elementi in traccia e quindi, tra l’altro, di discernere i tipi I e II dei diamanti.
In questo numero i nostri lettori troveranno un esteso contributo di Alberto Scarani sull’argomento ed un lavoro di Branko Djelanin sull’identificazione dei diamanti sintetici. Ma queste novità hanno profondamente modificato anche le modalità con le quali il consumatore si informa, compra, vende e percepisce i diamanti e la gioielleria. Dove ci porterà questo rincorrersi tra l’avanzamento delle manipolazioni e la rincorsa degli analisti e dei produttori di strumentazione per rilevarli? E, cosa più importante, come i consumatori, di tutte le età, ricevono questo messaggio?
L’industria dei diamanti e dei gioielli dovrebbe rischiare un po’ in più e parlare una lingua più giovane per far arrivare il messaggio dei tanti cambiamenti in modo forte e chiaro ad un consumatore che è sempre più informato ed esperto di tecnologia. Un segnale da mandare, perché no, anche agli operatori del retail (se non conosci il prodotto che proponi come puoi venderlo?), che ancora hanno un ritardo di conoscenze a riguardo dei diamanti e dei gioielli e sulle tecniche per venderli. Ancora si affidano solo ai marchi e alle loro politiche commerciali.
Di Sergio Sorrentino, pubblicato su Rivista Italiana di Gemmologia n. 0, Gennaio 2017.
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